Il cross-linking corneale
Il Cross-linking corneale è una tecnica parachirurgica “a bassa invasività”, ideata nel 1998 a Dresda in Germania ed introdotta in Italia nel 2005, affermatasi negli ultimi anni come terapia di elezione del cheratocono. Ha come obiettivo quello di aumentare la connessione fra le fibre di collagene che costituiscono la cornea e la loro resistenza, impedendo così una riduzione della qualità visiva o, negli stadi più avanzati, la perforazione della superficie oculare stessa. Il metodo prevede l’instillazione di un collirio a base di vitamina B2, o riboflavina, che deve penetrare negli strati intermedi della cornea. La penetrazione della riboflavina all’interno della cornea può avvenire:
- mediante asportazione meccanica dell’epitelio corneale dopo instillazione di qualche goccia di collirio anestetico locale;
- senza asportazione dell’epitelio corneale ma mediante somministrazione ripetuta per 30 minuti del collirio di riboflavina. Questa tecnica è meno invasiva ma anche molto meno efficace.
- in modo accelerato mediante somministrazione della riboflavina con iontoforesi per 5 minuti.
Successivamente all’impregnazione della cornea con riboflavina, la cornea viene sottoposta ad una irradiazione a basso dosaggio con raggi ultravioletti di tipo A (UVA). Grazie all’azione combinata della vitamina B2 e dei raggi UVA si ottiene un aumento dei ponti molecolari che conferiscono maggiore resistenza agli strati più interni della cornea, rendendola più rigida e meno soggetta al processo di sfiancamento, caratteristico del cheratocono.
L’intervento è ambulatoriale ed effettuato in anestesia in gocce. Al termine dell’esposizione ai raggi UVA l’occhio viene medicato con colliri antibiotici e chiuso o con bende o con l’applicazione di una lente a contatto terapeutica per circa 3-4 giorni. Il paziente dopo l’intervento può tornare a casa e deve essere accompagnato.