Il cheratocono, lo sappiamo, è purtroppo una patologia evolutiva con però notevoli variabili individuali. Fino ad oggi nei casi che mostravano una tendenza al peggioramento non potevamo far altro che effettuare un intervento chirurgico sostitutivo (lamellare o trapianto) al momento giusto. Oggi tuttavia è assolutamente imperativo cercare di bloccare il cheratocono appena viene diagnosticato, e ciò è tanto più importante quanto più giovane è il paziente essendo la precoce età di comparsa direttamente proporzionale alla velocità di progressione della malattia.
Da una decina d’anni grazie alla tecnologia è stata messa a punto una tecnica per cercare di rallentare o bloccare l’evoluzione della malattia. Si tratta di provocare una fotopolimerizzazione del collagene corneale con un incremento della rigidità strutturale della cornea anche del 70%. Questo incremento della rigidità rallenta fino anche a bloccare la tendenza allo sfiancamento propria del cheratocono. In pratica si applica sulla cornea una sostanza, la Riboflavina, che è una vitamina B2 normalmente presente anche nell’organismo e che ha la caratteristica se stimolata da una luce ultravioletta collimata da un laser di determinare nuovi legami tra le fibre collagene che costituiscono l’impalcatura della cornea. L’effetto in media dura parecchi anni. Il trattamento è inoltre ripetibile e, se ben eseguito, praticamente esente da rischi importanti. Infine, se non efficace, non crea alcun problema per una eventuale terapia chirurgica più importante.
L’intervento dura circa 30-60 minuti, si esegue in anestesia topica, cioè solo con un collirio anestetico, e necessita di qualche giorno di convalescenza per la guarigione della cornea. Le indicazioni sono i cheratoconi in fase evolutiva con uno spessore corneale discreto ed una capacità visiva utile con occhiali o lenti a contatto, dove quindi non ci sia l’indicazione ad un intervento sostitutivo corneale. Non ultima cosa, i costi sono del tutto abbordabili.